La nostra storia

LA NOSTRA STORIA

 

Il Gruppo archeologico Cellina Meduna “co. Giuseppe di Ragogna” di Tesis di Vivaro (PN) opera sul territorio di gran parte della provincia di Pordenone a partire dal 1976 quando un gruppetto di colleghi e amici ha dato inizio alle ricerche con la scoperta, a Nord di Tesis, della villa rustica della Carbonera o del Molinat.

Un gruppetto non proprio improvvisato. Forse non per caso, infatti, nell’estate 1969 Armando D’Agnolo, futuro Presidente del Gruppo, aprendo un polveroso cassone rosicchiato scoprì numerosissimi documenti e vecchie carte risalenti fino al 1400. Documenti riguardanti non solo la famiglia materna ma anche e in particolare lo stesso paese, e il cui fortunato ritrovamento diede a D’Agnolo, a cui ben presto si unirono gli amici Gilberto Tolusso e Fulvio Colombo, lo spunto per avviare appassionanti ricerche su Tesis e i paesi vicini nonché sul territorio.

In aggiunta, non molto dopo, sul posto di lavoro (la Ricerca e Progettazione della azienda Savio di Pordenone) si era andato formando un sodalizio tra Franco Serafini, che stava già conducendo delle ricerche archeologiche nei dintorni di Pordenone, e i colleghi Dario Da Prat e lo stesso D’Agnolo che non nascondevano il loro interesse per tali ricerche. Per questo quando, il 2 maggio 1976, fu il momento del sopralluogo al Pràt dal ciampanili il gruppetto di ricercatori, seppur inconsapevolmente, era già consolidato.

 

Le prime scoperte e ritrovamenti

Al sopralluogo e alla scoperta della villa rustica della Carbonera ha fatto subito seguito in autunno, come si è visto nella Parte I, la scoperta della vicina necropoli dei tumuli.

Il 1977 è stato l’anno delle ricerche e dei numerosissimi ritrovamenti nei dintorni di Tesis fra i quali, in settembre, quello delle due tombe a inumazione ubicate in località Marcisinis dove convergevano gli antichi guadi sul Meduna e per Pinzano e per San Martino al Tagliamento.

Verso la fine del 1977 viene poi ritrovata ail’interno della villa rustica la prima moneta, (un denario di Gordiano III) mentre nella primavera 1978, in un’ area con tombe di inumati ubicata poco oltre il cimitero di Tesis, viene recuperata la prima fibula (una Rusiga o Gurina).

In settembre 1978 viene indagato il tumulo più a Sud della necropoli dei tumuli (del Molinat) che risulta poi essere, come si sperava, una tomba a tumulo dell’età del Bronzo. Non molto dopo nello stesso periodo ad Arzene in località Sainis in un vigneto vengono recuperate una decina di monete fra le quali un asse di Augusto e uno di Tiberio e alcuni sesterzi della prima età imperiale.

Sempre nell’autunno 1978 le ricerche vengono estese anche alla destra del Cellina dove vengono individuati o ritrovati i i tanti siti della Croce Bianca (in comune di Montereale) e inoltre la cosiddetta “villa rustica di Marsure” e i tanti tumuli di Riva de Barés e di Riva Prapiere (in comune di Aviano).

La primavera 1979 è caratterizzata, a seguito delio scasso da parte del proprietario di un piccolo rilievo ubicato vicino a Colle di Arba, dal ritrovamento della la tomba a inumazione del “commerciante dì tegole” (così definita per le tre tegole con bollo in essa ritrovate) e dalla contemporanea scoperta della contigua “villa rustica di Colle” e ulteriormente dai ritrovamento, poco più a Nord, del castelliere (in seguito poi non del tutto confermato) e dei tanti tumuli di Orgnese.

La fine del 1979 e i primi mesi del 1980 sono caratterizzati dell’entusiasmo per la scoperta dei siti dell’area Attimis (del Molinat) e, a seguito dello scasso della seconda particella, per i nuovi ritrovamenti della villa rustica.

Entusiasmo culminato dopo un appropriato lavoro di promozione e di preparazione con l’apertura, il 20 settembre del 1980, del Museo archeologico Antiquarium di Tesis.

 

Gli anni dei continui copiosi ritrovamenti

Nei mesi successivi all’apertura dei Museo e per tutto il 1981 i ritrovamenti si susseguono con una incredibile frequenza:

  • nella già citata località Sainis a Sud di Arzene, Franco Serafini recupera il cerchione in ferro e il mozzo di una ruota di biga e nell’altro importante sito di Arzene, ossia quello di Pràs di sora, fra gli altri molti materiali si recuperano un asse repubblicano del tipo “Giano bifronte” (del 169-158 a. C.) e un sesterzio di Augusto e ben sette frammenti di tegola con bollo;
  • in località Cialcinis di Tauriano viene recuperato un singolarissimo “tesoretto” costituito da una catena da focolare e da un vomere in ferro perfettamente conservati;
  • in località Il Crist di S.Foca vengono recuperati diversi materiali e fra questi in particolare un bronzetto raffigurante Ercole giovane, divenuto poi il simbolo del Gruppo e del Museo di Tesis;
  • nei dintorni della Croce Bianca in comune di Montereale, alla base di un tumulo spianato, vengono recuperati molti frammenti ceramici e un rasoio in ferro dell’età della Romanizzazione;
  • negli insediamenti dell’area Attimis vengono ritrovati molti degli attrezzi, utensili e oggetti vari in ferro, e non solo, che caratterizzano l’Antiquarium di Tesis.

Nei primi mesi del 1982 poi, sempre nell’area Attimis, vengono individuate in modo chiaro la necropoli della prima età imperiale o sepolcreto II e la cosiddetta “macchia nera” dell’insediamento principale. Siti nei quali per anni, sì sono poi continuati a recuperare, e in gran numero, monete e oggetti, anche preziosi, di ornamento personale oppure solo monete.

La primavera 1982 è in ogni caso caratterizzata anche dallo straordinario ritrovamento da parte di Elio Dusso, a San Zenone di Lestans, di una placca in bronzo con la raffigurazione dei re magi di età carolingia (IX sec. d.C.), ora conservata nel Museo Nazionale di Cividale, e di cui il solo analogo esemplare si trova nei musei di Berlino. Nella stessa primavera, a seguito dello scasso del terreno da parte del proprietario, è stato raccolto un cesto di frammenti ceramici di contenitori vari dell’età del Bronzo pochi metri a Nord del tumulo indagato nel 1978. Rinvenimento questo accompagnato un anno dopo, nell’estate del 1983, dal sondaggio del rilievo appiattito che era ubicato invece pochi metri più a Sud dello stesso tumulo e che ha permesso di scoprire che era una tomba plurima di inumati del IV sec. d.C. con al centro una pietra squadrata su cui era stato posto un vasetto in ceramica. Gli anni successivi sono gli anni o le stagioni dei ripetuti (domenicali) copiosi ritrovamenti dei siti dell’area Attimis e delle relative necropoli e ulteriormente della scoperta di qualche altro importante sito come a esempio, nella primavera 1985 quello della necropoli dell’urna. Gli stessi anni sono anche quelli dell’inventario e della catalogazione dei materiali a cura delle dott.sse Isabel Ahumada Silva e Antonella Testa (sotto la direzione della Soprintendenza e con la massima collaborazione del Gruppo) e ulteriormente del riallestimento e della istituzionale apertura dell’Antiquarium il 14 giugno 1986.

 

I ritrovamenti continuano anche in alcuni non facili momenti

Tali anni però sono pure quelli in cui fra i soci sorgono contrasti crescenti sul modo di gestire i rapporti con la Soprintendenza, e tali da portare ne! 1985 al distacco dal Gruppo di Franco Serafini e Giovanni Indri.

Il 1987, o meglio la relativa primavera, è ancora comunque una stagione di sorprendenti e fortunati ritrovamenti: Gilberto Tolusso individua, subito dopo lo scasso e la prima aratura del terreno, la cjasa dai favris dove recupera un impensabile numero di oggetti in ferro e un rarissimo “peso a ciotola impilabile” in bronzo mentre, e quasi negli stessi giorni, Pietro Tommasini individua, subito dopo lo scasso e la prima aratura del terreno, la necropoli di Grion Presutta di Aviano dove vengono osservati i resti di molte tombe a incinerazione e di una a inumazione e dove vengono accuratamente raccolti (e poi debitamente consegnati alla Soprintendenza) molti materiali fra i quali anche due orecchini in oro.

Nella stessa primavera poi Elio Dusso individua la seconda “macchia nera” dell’area Attimis dove, come nella prima, vengono poi recuperate molte monete del lll-IV sec. d.C.

Non molto dopo, nei 1989, Pietro Tommasini localizza poi a Nord di Arba la necropoli a incinerazione, detta poi della tomba dello specchio, dove viene notata e per la prima volta documentata una tomba con cremazione in situ (ossia un bustum) nella quale, fra i vari oggetti di corredo, viene ritrovato anche uno specchio in bronzo, seppur frammentato.

Tali ritrovamenti si concretizzano mentre comunque prosegue la collaborazione con gli specialisti incaricati dalla Soprintendenza per le attività di studio e documentazione dei materiali e dei relativi siti e che trovano così il loro completamento:

  • nel 1991, con la pubblicazione, a cura delle già citate Isabel Ahumada Silva e Antonella Testa, del volume-catalogo “L’Antiquarium di Tesis di Vivaro”;
  • nel 1994, con l’edizione del volume “Ricerche archeologiche e topografiche nel territorio fra i torrenti Meduna e Cellina' a cura del prof. Pietro Egidi;
  • nel 1995, con l’ampliamento e il riallestimento dell’Antiquarium, inaugurato il 10 settembre.

 

Nuove più qualificanti e impegnative attività

Da questo momento prende l’avvio la nuova fase nella quale il Gruppo, rafforzato dall’adesione di molti soci di gran parte della provincia e da una appropriata struttura organizzativa sviluppa ulteriori e più qualificate attività fra le quali l’apertura domenicale dell’Antiquarium nonché la promozione e l’organizzazione di scavi archeologici nei siti scoperti dal Gruppo.

Occasione questa che si presenta subito nel 1996 quando Gilberto Tolusso viene a sapere a Rauscedo che Marino D’Andrea, divenuto poi uno dei soci, ha trovato in un fossato ai bordi di un campo ubicato in località Veronis di Arzene (o meglio ubicato alla sinistra della strada che da Domanins scende ad Arzene) un coperchio di un sarcofago in pietra arenaria.

Questa scoperta spinge il Gruppo a organizzare, d’intesa e con la direzione della Soprintendenza, in febbraio 1998, delle indagini di scavo in prossimità del luogo di ritrova­mento del sarcofago. Le quali indagini mettono in luce un grande tumulo del IV sec. d.C. (nascosto o coperto da una qualche alluvione del Meduna) e con al centro la tomba (in muratura e copertura a volta) di un inumato. Inoltre con, fra sassi, pressoché in superficie, la tomba del probabile co­niuge (ben preparata e per contro con un più ricco corredo). Alcuni mesi dopo, nell’estate del 1998, con le stesse modalità vengono organizzati ed effettuati i primi scavi della villa rustica della Carbonera. Nella primavera del 2000 il Gruppo promuove, organizza e partecipa attivamente alle indagini di scavo, debitamente guidate della Soprintendenza, di una piccola area di un terreno (ubicato a Sud del già citato sito di Pràs di sora e quindi alla destra della strada che va da Domanins ad Arzene) dove alcuni vivaisti di Rauscedo avevano notato la presenza di un incredibile quantità di frammenti di tegole e mattoni romani e dove, con gli scavi, viene messa in luce la parte interrata e ancora conservata di una cosiddetta (e rarissima per i territori periferici) “tomba a recinto” del I sec. d.C. e al cui interno vengono ritrovate due urne cinerarie in ceramica di cui una ben conservata.

Il13 ottobre 2001, in occasione del venticinque anni dì ricerche del Gruppo, a Villa Cigolottì di Basaldella di Vivaro viene presentata la prima pubblicazione edita e curata dal Gruppo “Frammenti di storia dell’area fra Cellina e Meduna dal XV sec. a.C. al X sec. d.C.”.

Nell’inverno del 2002, lo spianamento da parte del proprietario di alcuni tumuletti - che fin dal 1978 erano stati osservati in una vasta area a prato ubicata poco sopra la riva de Barés, nella zona dove la roggia di Aviano supera la stessa riva, - consente al Gruppo di recuperare alla base di essi diversi oggetti in ferro fra cui un anello digitale e una cuspide di lancia e con ciò di documentare che i piccoli rilievi erano delle tombe a incinerazione di fine I sec. a.C. / inizio I sec. d.C.

Negli stessi anni il sanvitese e nostro presidente onorario Pietro Ceolin ha modo di sapere dai conti Panciera di Zoppola dell’esistenza di un manoscritto di un loro avo, il conte Camillo, sulle sue ricerche, effettuate alla fine del 1800, “per rintracciare l’antica via Postumia nel territorio fra il Livenza e il Tagliamento”.

Il    privilegio di poter rendere pubblico tale manoscritto impegna il Gruppo in un lungo e appassionato lavoro che trova il suo completamento l’11 settembre 2004 con la presentazione presso il castello di Zoppola del volume edito e curato dal Gruppo “Le ricerche della Postumia (1893-1896) di Camillo Panciera di Zoppola” e poi nel 2005, con l’organizzazione, nel quadro delle manifestazioni Musae della provincia, di un ciclo di conferenze sull’antica via consolare.

Nello stesso periodo, o meglio nell’estate 2004, il taglio della riva de Barés (per l’interramento di una grande condotta per l’irrigazione) a un centinaio di metri dalla strada che sale a Marsure dà modo alla signora Katia Tassan Mazzocco e, dopo la sua segnalazione, al Gruppo di recuperare nello scasso e in prossimità dello stesso alcune cassette di frammenti ceramici del Bronzo Finale e della prima età del Ferro (X-VIII sec. a.C.).

Questo ulteriore sorprendente ritrovamento, in un area da sempre al centro delle ricognizioni, spinge il Gruppo a riordinare e mettere per iscritto i risultati di tali ricognizioni e quindi a pubblicare il volume “Riva de Barés e dintorni. Testimonianze archeologiche di Aviano, Marsure e Giais”, presentato ad Aviano il 16 settembre 2006 e la cui stesura fra l’altro è accompagnata dal ritrovamento di molti, anche preziosi, reperti da parte del giovane avianese e nuovo socio Alessandro Biancat.

Nel 2006 e poi nel 2007 e 2008 il Gruppo è fortemente impegnato nella promozione, organizzazione e attiva partecipazione agli scavi della villa rustica della Carbonera o del Molinat. Le importanti scoperte fatte con questi scavi hanno convinto il Gruppo a pubblicare, nel 2012, il volume “Gli antichi luoghi del Molinat, la campagna Ventunis e il mito della città scomparsa nel maniaghese”.  

 

Gli scavi maggio 2011

Nel 2011 sono ripresi gli scavi nella necropoli dell’Urna che hanno messo in luce molte residue tracce di tombe a incinerazione, tre-quattro tombe documentabili sempre a incinerazione e inoltre una piccola zona con resti di una tomba ad incinerazione.

Le sepolture a incinerazione, per la maggior parte, sono risultate con cinerazione in situ, ossia direttamente nella fossa, e talvolta con varianti molto particolari come quella della fossa di cremazione con sopra una “cappuccina”. Sia nelle tombe che nel terreno circostante sono state trovate alcune fibule in bronzo e diverse monete.

Da una prima valutazione i materiali recuperati sembrano attestare un uso dell’area sepolcrale pressoché coevo a quello della necropoli principale o sepolcreto II dell’area Attimis, con una ritualità delle sepolture abbastanza diversa, dovuta sia per qualche particolare, quale la presenza di frammenti di tegola, sia per un frequente uso della cremazione in situ, che non sembra presente nel sepolcreto II.

 

L’abbandono della gestione del Museo

Nel 2008 l’Amministrazione Comunale di Vivaro decide di spostare la sede del Museo al primo piano dell’edificio che aveva ospitato la Latteria di Tesis. Nonostante l’allora Presidente, Armando D’Agnolo, avesse ampiamente dimostrato che tale edificio fosse inadeguato sia da un punto di vista strutturale sia espositivo, l’Amministrazione Comunale non recepì le nostre osservazioni e procedette al trasferimento. A questo punto, all’unanimità, il Gruppo decise di non collaborare più con il Comune di Vivaro. Il Museo perciò rimase chiuso per molti anni, con aperture straordinarie solamente in occasione di visite di scolaresche.

Solo recentemente grazie alla sensibilità culturale dell’attuale Sindaco, il dott. Mauro Candido, e di tutto il Consiglio Comunale, si è potuto instaurare un nuovo e fruttuoso rapporto con l’Amministrazione Comunale che ha portato ad affidare nuovamente al Gruppo la gestione organizzativa del Museo con la relativa riapertura.

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